Sono passati tre anni da quanto l’accademico Giovanni (Antonio Albanese) e l’ex cassiera Monica (Paola Cortellesi) si sono fidanzati sotto l’auspicio che la loro relazione sarebbe stata effimera come la sopravvivenza di un gatto in mezzo al traffico. E, infatti, la coppia si è sciolta e mentre Giovanni convive con la raffinata e dinamica Camilla (Sarah Felberbaum) ed è totalmente assorbito da un progetto per promuovere eventi culturali delle periferie, Monica è finita nuovamente nei guai a causa delle sorelle Sue Ellen (Alessandra Giudicessa) e Pamela (Valentina Giudicessa). Guai da cui per tirarsi fuori prima che il figlio Alessio (Simone De Bianchi) torni da Londra dove si trova anche Agnese (Alice Maselli) la figlia di Giovanni, rivolgendosi proprio a quest’ultimo e coinvolgendolo in una nuova serie di guai.
Come dice il titolo, la pellicola più che un sequel è un ritorno, non tanto (o non solo) nella caotica località balneare citata, quanto alla tematica cara al regista Riccardo Milani, di raccontare, con tono leggero, ironico anche un po’ surreale le diversità e i problemi della società attuale e il modo in cui, alla fine, riescono a raggiungere un punto d’incontro. Se nel primo film l’argomento dominante era quella della multinetinicità e dei problemi ad essa connessi, qui la storia s’incentra sulla cultura con cui “nun se magna” secondo Monica ma che per Giovanni è altrettanto importante dei bisogni materiali di chi vive nelle periferie. Ed a quest’ultimo punto di vista Milani, da buon artista di cinema, spesso strizza l’occhio, facendoci simpatizzare maggiormente, tra citazioni de L’esorcista, Il settimo sigillo e Shining, per il nevrotico Giovanni (un Antonio Albanese che, similmente a Carlo Verdone, risulta più convincente in un ruolo semiserio che nelle sue macchiette) rispetto alla prepotente (ma allo stesso tempo fragile) Monica.
Precedente cast riconfermato (compresi i camei di Franca Leosini e Claudio Amendola), ma ridimensionato in favore dei nuovi personaggi tra cui Luca Argentero e Mariano Rigillo, nei ruoli di due sacerdoti di borgata, funzionali a dare novità a una storia che altrimenti avrebbe rischiato implodere nel già visto.
Si ride senza volgarità e si riflette (in attesa del prossimo capitolo, preannunciato dal finale in sospeso) sui problemi della società di oggi.
Un’ottima ripartenza per il nostro Cinema d’intrattenimento dopo i mesi della pandemia.
Andrea Persi
Eccovi il trailer