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    Home»Film»Erika Blanc, un simbolo del cinema italiano
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    Erika Blanc, un simbolo del cinema italiano

    By Angelo D'Ambra4 Aprile 20223 Mins Read
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    Erika Blanc, all’anagrafe Enrica Colombatto, nacque il 23 luglio 1942 a Gargnano sul Garda, provincia di Brescia, in una famiglia di origini svedesi. Studiò a Ginevra e lavorò prima come segretaria in un’azienda e poi in una rivista di moda come stilista. Lì iniziò a prestarsi a servizi fotografici.

     
    Tornata in Italia, sposò il documentarista Bruno Gaburro. Lo seguì a Parigi, diventando modella e divenendo poi ballerina per Gegè Di Giacomo, il batterista di Renato Carosone. Adottò allora il nome d’arte Erika Blanc, tornando in Italia, stavolta come protagonista di fotoromanzi e poi come soubrette, ancora con Gegè Di Giacomo, nei teatri napoletani. Nel 1964 fece la sua prima comparsa in un film, “Il disco volante” di Tinto Brass. Da allora iniziò ad apparire in gialli, polizieschi, film di spionaggio, commedie sexy e horror.
     
    Grande notorietà le dettero “La vendetta di Lady Morgan” di Massimo Pupillo e “Operazione Paura” di Mario Bava. Ricordiamo “La notte che Evelyn uscì dalla tomba” e “La terrificante notte del Demonio”, la sceneggiata di Merola “Carcerato” e gli erotici “La portiera nuda” e “L’ammazzatina”. Senza tacere “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” con Nino Manfredi e Alberto Sordi. In anni recenti ha ottenuto ottimi riconoscimenti con film di Ferzan Ozpetek e Pupi Avati.
     
    Bellissima, con gli occhi azzurri, la chioma rossa, a volte bionda, i tratti raffinati e sofisticati, l’espressione sognante, spesso a seno nudo o completamente svestita, divenne un simbolo del cinema italiano, partecipando anche a numerosi spaghetti western, affiancando Glenn Saxson, George Hilton, Antonio Sabato, Lee Van Cleef, Gordon Mitchell, Tab Hunter, Giacomo Rossi Stuart, Fernando Sancho, Anthony Steffen, John Garko.
     
    La ricordiamo in “Colorado Charlie” di Roberto Mauri, del 1965, “1000 dollari sul nero” di Alberto Cardone e “Degueyo” di Giuseppe Vari, entrambi del 1966, “La più grande rapina del West” di Maurizio Lucidi, del 1967, “Spara, Gringo, spara” di Bruno Corbucci, del 1968, “Django spara per primo” di Alberto De Martino e “La vendetta è il mio perdono” di Roberto Mauri, entrambi del 1969, “C’è Sartana… vendi la pistola e comprati la bara” di Giuliano Carmineo, del 1970, “Il suo nome era Pot” di Dandolo e Fidani, del 1971, “I senza Dio” di Roberto Bianchi Montero del 1972, “Là dove non batte il sole” di Antonio Margheriti, del 1974.
     
    Interpretò una ragazza messicana in “Scansati… a Trinità arriva Eldorado” di Aristide Massaccesi e Diego Spataro, del 1972, particina di pochi secondi in cui la si vede mora e scura di carnagione. C’è anche in “Prima ti perdono… poi t’ammazzo” di Ignacio F. Iquino, anno 1970.

     

     
     

     

     

     

    Angelo D’Ambra

    Django spara per primo Erika Blanc Il suo nome era Pot La notte che Evelyn uscì dalla tomba La terrificante notte del Demonio La vendetta di Lady Morgan Operazione Paura
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    Angelo D'Ambra

    Angelo D'Ambra, saggista, laureato in Scienze Politiche, anima il portale di divulgazione storica historiaregni.it, scrive di storia nordamericana per farwest.it e si occupa di critica cinematografica e musicale per planetcountry.it e passionecinema.it.

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