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    Living, la recensione.

    By giubors20 Febbraio 2023Updated:20 Febbraio 20232 Mins Read
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    Londra 1952: Mentre la città cerca con fatica di riprendersi dalle devastazioni della guerra, il grigio burocrate Mr. Williams (Bill Nighy) deve a fare i conti con la tragedia di un’esistenza trascorsa ma mai davvero vissuta.

    Remake del classico di Akira Kurosawa del 1952, Vivere (a sua volta ispirato alla novella di Lev Tolstoj La morte di Ivan Il’ič), la pellicoladel sudafricano Oliver Hermanus non solo riesce a condensare nell’ ora e quaranta le oltre due ore e 20 del maestro giapponese, offrendo al pubblico la suggestiva ambientazione della Londra (e dintorni) degli anni’50, ma riesce anche a mantenerne intatto lo spirito e il messaggio.

    Eccovi il trailer

    Il film è, infatti, da un lato una profonda riflessione sulla precarietà dell’esistenza veicolato, come nell’opera originale, attraverso il percorso emotivo del protagonista (dapprima interessato solo a godere i piaceri materiali della vita, poi a costruirsi una simulacro l’amore tramite un casto rapporto con una giovane collega d’ufficio e, infine a cercare un senso della propria tramite, la generosità disinteressata verso il prossimo) e sia di feroce critica al cinismo e all’indifferenza della pubblica amministrazione  (il giovane collega di Williams, Wakeling, interpretato da Alex Sharp, viene “costretto” dai colleghi a girare a vuoto per gli uffici al seguito di un agguerrito gruppo di madri proletarie che vogliono ottenere un parco giochi per i figli, che, in realtà, non interessa a nessuno).   

    Tuttavia Hermanus, che, a differenza di Kurosawa, solo nella parte finale abbandona la narrazione lineare per ricorrere alla tecnica dei flashback e del flashforward, caratterizza, compiendo una scelta certamente apprezzabile, il proprio film da una maggiore apertura alla speranza e all’ottimismo di quanto non abbia fatto il cineasta nipponico (emblematico in questo senso il confronto tra la famosa scena dell’altalena nel film originale e in questo) riuscendo nell’intento di realizzare non solo un dignitoso remake, ma, grazie anche all’interpretazione del suo protagonista in lizza per un quanto mai meritato Oscar, un ottimo film.

    Andrea Persi

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