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    Home»Streaming»Netflix»Messiah – La Recensione
    Netflix

    Messiah – La Recensione

    By giubors19 Gennaio 20203 Mins Read
    Messiah
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    Messiah è una serie televisiva statunitense del 2020 creata e prodotta da Michael Petroni.

    La prima stagione, composta da 10 episodi, è stata distribuita da Netflix il 1º gennaio 2020, in tutti i paesi in cui è disponibile

    Dopo che i media di tutto il mondo hanno iniziato a parlare delle gesta del carismatico Al-Massih, l’agente della CIA Eva Geller viene incaricata di indagare su di lui. L’uomo, apparso misteriosamente per la prima volta in Medio Oriente, sostiene di compiere miracoli e nel giro di poco tempo ha raccolto a sé un elevato numero di seguaci. Spetta proprio all’agente Geller scoprire se si tratta di un moderno messia o del più grande truffatore della storia.

    Apparendo dal nulla nella Siria dei nostri giorni, Al-Massih inizia a guarire i feriti, si mette sul sentiero dei tornado e cammina persino sull’acqua. A seguito di ogni prodezza miracolosa, un numero crescente di fedeli da tutto il mondo diventa sempre più convinto che quest’uomo sia stato mandato dall’alto.

    Ma è solo quando Al-Massih chiede l’interruzione degli ordini religiosi, sociali e politici che attira l’attenzione della CIA, perché un conto è affermare di essere divini è un’altro è minacciare gli interessi acquisiti delle superpotenze globali chiedendo il loro completo disarmo, motivo per cui l’agente Gellar s’impegna a denunciare Al-Massih come la frode che lei crede.

    Assistiamo a un feroce gioco al gatto col topo mentre l’agente Gellar si avvicina sempre di più alla rivelazione della vera identità di Al-Massih: è la seconda venuta del Messia come credono i suoi seguaci o è semplicemente un altro ciarlatano opportunista che soffre di un complesso messianico?

    Messiah si rivela oltre che un discreto spettacolo anche un’esplorazione ponderata del panorama politico e globale infinitamente complesso e sempre più denso in cui abitiamo.

    Il motivo per cui uno spettacolo come Messiah merita il nostro tempo non è perché è “adatto alle famiglie” o perché raffigura (o non riesce a rappresentare) una comprensione cristiana della fine dei tempi.

    Piuttosto perché lo spettacolo confronta gli spettatori con quella che Martin Luther King  chiamava ” la feroce urgenza di adesso “, cioè offre ai cristiani una rara opportunità di riflettere non sul futuro lontano, ma sul presente.

    Nel fare ciò, ci spinge a considerare quale tipo di fede dobbiamo incarnare se vogliamo diventare testimoni credibili in un momento come questo dove il mondo, a quanto pare, è in fiamme.

    A questo proposito, sotto la superficie della sua narrazione altrimenti frenetica, Messiah trova una risonanza più profonda con le parole di Gesù.

    Proprio come la Palestina del I secolo, il mondo contemporaneo che il Messia descrive è quello in cui le identità religiose, geopolitiche ed etniche si scontrano in uno spazio altamente contestato.

    Le persone impoverite sono oppresse da un’élite sempre più ricca e potente.

    E ogni volta che ciò accade, oggi o 2000 anni fa, alcuni individui sono in grado di ottenere un seguito perché le persone sono disperate e pronte a riporre la fiducia in qualcosa o qualcuno che promette loro sicurezza, protezione e pace.

    Messiah invita le persone di fede a riflettere su cosa significhi rimanere saldi in un mondo tumultuoso e su come i tempi in cui viviamo influenzino chi e in cosa crediamo.

    Lo spettacolo ci ricorda che le figure messianiche non sono tanto la fonte delle nostre false credenze ma piuttosto sono il prodotto della nostra fede mal riposta.

    In tempi come questi, quando la propensione umana a credere è all’altezza della febbre, dobbiamo decidere quale messia seguiremo.

    Valerio Sembianza

     

     

     

     

     

     

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