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    Missing, La Recensione.

    By giubors13 Marzo 2023Updated:13 Marzo 20232 Mins Read
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    Dopo la morte del padre James (Tim Griffin) la diciottenne June (Storm Reid) e sua madre Grace (Nia Long) si sono rifatte una vita a Los Angeles di cui però la ragazza è scontenta a causa dell’eccessiva proiettività della madre. Quando Grace e il suo nuovo compagno Kevin (Ken Leung) scompaiono durante una vacanza in Colombia, June dovrà immergersi nel labirintico e sinistro universo del web alla ricerca di indizi per scoprire cosa è accaduto, scoprendo così i misteriosi segreti della madre.

    Seguito di Seraching girato in soli 30 giorni (ma rimasto in postproduzione per 2 anni) la pellicola di Nick Johnson e Will Merrick è un intrigante thriller sulle possibilità e sui pericoli della rete oltre che su come internet e i social, influenzino, nel bene e nel male, le nostre vite, quasi più del mondo reale.

    Eccovi il Trailer

    In quest’opera, molto più che in Searching, il confine tra reale e virtuale si assottiglia al punto di far dubitare allo spettatore perfino di essere uscito dal mondo della finzione rientrato nella “realtà” filmica e questo anche nelle scene che si svolgono fuori dalla casa di June, autentico centro di una ragnatela di inganni e segreti celati in account e dispositivi satellitari che vengono progressivamente svelati a volte in maniera credibile (vedi la scena in cui la giovane trova un aiuto in loco nello scalcinato ma comprensivo Javi, interpretato dall’ex sex simbol degli anni ’80 Joaquim de Almeida) altre in maniera al limite dell’assurdo (per ritrovare la password di un sito che dovrebbe garantire la tua privacy, basta inviare una mail??? Ooooookkkkk!!) ma mantenendo nel complesso, una buon livello di tensione e di scorrevolezza narrative anche grazie al lavoro dei grafici che hanno tradotto in italiano buona parte delle frenetiche schermate web.

    Il nuovo film del filone screenlife (pellicole in cui tutti, o quasi, gli eventi vengono viste dalla soggettiva di una webcam che ha avuto i suoi antenati nei mockumentary tipo The Blair witch project e la sua consacrazione in pellicole recenti come Profile) è un’opera di buona fattura, vedibile (e non è poco per un thriller) anche più di una volta per apprezzare tutte le sfaccettature della storia.

    Andrea Persi

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