L’australiano Errol Leslie Flynn appartiene a decenni troppo lontani da noi e purtroppo pochi lo ricordano. Nacque nel 1909 e si spense nel 1959, le sue pellicole giovanili risultano oggi reperti degli Anni Trenta e appartengono al filone d’azione-avventura che ci risulta troppo ingenuo. Tuttavia non si può davvero tenere in disparte l’interprete del generale Custer nella pellicola di Raoul Walsh del 1941, “La storia del generale Custer”.
Aveva già lavorato a film western, era stato protagonista di “Gli avventurieri” (1939) e “I pascoli dell’odio” (1949), e continuò a interpretare ruoli western in “Duello a S. Antonio” (1945), “Sul fiume d’argento” (1948), “Il 7º Lancieri carica” (1950) e “Più forte dell’odio” (1950). E’ però col film biografico su Custer che ricordiamo Flynn. Allora Chioma Gialla era una leggenda e l’attore ne era consapevole. Col suo charme granitico, il volto deciso, il piglio severo e orgoglioso, interpretò alla perfezione quello che doveva essere un monumento della storia americana senza deludere pubblico e critica.
Questo film in bianco e nero della Warner Bross., prodotto da Hal B. Wallis e Robert Fellows, diretto da Raoul Walsh, fu segnata da macabri episodi. Tre attori, infatti, morirono durante le riprese: una comparsa cadde da cavallo rompendosi il collo, uno stuntman ebbe un infarto letale e, infine, l’attore Jack Budlong insistette per usare una vera sciabola durante la carica di cavalleria e cadde, accidentalmente, infilzandosi. Lo stesso Flynn, che interpretò Custer, finì vittima d’un collasso per lo stress e la stanchezza accumulata durante le registrazioni. A pensarci bene, il titolo inglese “They Died with Their Boots On”, ovvero “Sono morti con gli stivali addosso”, appare quasi una lugubre ironia.
La carriera di Flynn proseguì però senza intoppi.
Molte di queste pellicole erano assolutamente politicizzate. “Carovana d’eroi”, diretto da Michael Curtiz nel 1940, è un’opera di retorica patriottica ben fatta e non scialba, non goffa, non sdolcinata né ipocrita, se non nella misura dell’accettabilità. I confederati stanno perdendo la guerra, non hanno più soldi e una giovane Julia Hayene, ovvero Miriam Hopkins, aiuta il capitano Randolph Scott, cioè Vance Irby, a trasportare nelle linee suddiste l’oro dei banchieri di Virginia City, fedeli alla causa sebbene la città sia in mano al nemico. Errol Flynn veste i panni dell’ufficiale Kerry Bradford, agente del controspionaggio unionista che, scappato alla reclusione di Scott, ritrova questi a Virginia City e ne smaschera il piano. Nel corso della storia sboccia del tenero tra Julia e Kerry e quest’amore, nelle parole dello stesso Lincoln, che il regista mostra attraverso un’ombra, assurgono ad emblema della concordia nazionale, di una nuova armonia che supera le discordie del passato.
Il film è piacevole, ricco d’azione. Chiaramente è una narrazione enfatica e romantica di una pacificazione destinata ad avere ben altri strascichi. Quella stessa pace in realtà fu una resa. Quando Julia incontra Lincoln è l’8 aprile del 1865 e il presidente le dice che Lee si sarebbe “incontrato” con Grant il giorno successivo “per discutere le condizioni della pace”. Invece, storicamente Lee accettò di vedere Grant solo dopo che il suo esercito fu respinto la mattina del 9 aprile nel tentativo di sfondare le linee dell’Unione e nessun incontro fu organizzato fino al pomeriggio. Lincoln, poi, apprese della resa dopo che era avvenuta, né avrebbe potuto conoscere i dettagli sull’evento il giorno prima. In ogni caso, la resa di Lee non segnò la fine della guerra poiché altri eserciti confederati restarono ancora in armi.
Il personaggio più vero risulta essere, in fin dei conti, quello di Humphrey Bogart, un bandito di nome Muriella, mistura di due figure storiche di masnadiere, John Murrell, scomparso un ventennio prima della guerra, e Joaquin Murrieta, anche lui morto tempo prima della Guerra Civile. La confusione è pensata per permettere il pieno svolgimento dell’intento politico del film, per snodare una trama che ha qualcosa a che fare anche con l’attualità politica statunitense. Il nemico non è il Sud, né il Nord, è ora la criminalità impersonata da un capobanda messicano… mai esistito.
Intanto sul set di “Il 7º Lancieri carica”, film del 1950 diretto da William Keighley, Errol Flynn conobbe Patrice Wymore. E’ stato l’ultimo western di Flynn (ma anche il primo di Sheb Wooley e Slim Pickens) e sul set l’attore si innamorò della Wymore. Si sposarono il 23 ottobre 1950, tre settimane prima dell’uscita del film. I due recitarono insieme anche in “L’amante del re” e nella televisiva “The Errol Flynn Theatre”. Ebbero una figlia e anche qualche problemino, ma rimasero sposati, sebbene separati, fino alla morte di Flynn, il 14 ottobre 1959.