Tre anni dopo l’immancabile sequel e sei dopo il primo capitolo, arriva l’anch’esso l’immancabile prequel della serie creata da regista Matthew Vaughn (Stardust, X–Men . l’inizio) sui super agenti segreti del fumetto scritto da Mark Millar, in cui il talentuoso regista londinese prosegue la sua esperienza di “rottura” con gli stereotipi dei generi cinematografici.
Inghilterra 1914. Il Duca Orlando di Oxford (Ralph Fiennes) ha passato la vita a servire la causa della pace e a tenere al sicuro dai pericoli del mondo (specie dopo la morte della moglie durante la guerra Anglo-Boera) il figlio Conrad (Harris Dickinson), aiutato dai fidi domestici Shola (Djimon Hounsou) e Polly (Gemma Arterton). Ma quando una società segreta, guidata da un misterioso individuo denominato il Pastore riesce a provocare la guerra tra le nazioni europee, Orlando dovrà scendere a patti con i suoi ideali e perfino rischiare l’incolumità di Conrad per tentare di porre fine al sanguinoso conflitto.
L’universo fantaspionistico creato da Vaughn in cui si muovono personaggi storici (opportunamente uniformati alle esigenze fumettistiche della sceneggiatura) come Rasputin (Rhys Infants), Lord Kitchener (Charles Dance), il Kaiser Guglielmo II, Re Giorgio V, lo Zar Nicola II (dipinti come tre cuginetti litigiosi e tutti interpretati dall’inglese Tom Hollander che ricordiamo come il cattivissimo Lord BeckettdeI Pirati dei Caraibi) e perfino Lenin (August Diehl), appare cucito su misura (è il caso di dirlo) addosso al protagonista Fiennes la cui esperienza artistica, non solo negli capitoli di 007, ma anche in pellicole meno fortunate come il fallimentare Avengers – Agenti speciali, trasposizione del 1998 della celebre serie tv inglese degli anni ’60) o il più recente Holmes e Watson, in pellicole semiparodistiche,risulta preziosa perla riuscita del film caratterizzato, come i precedenti, da momenti seri per non dire drammatici incentrati sugli orrori del conflitto e sul rapporto tra Orlando e Conrad, colpi di scena inaspettati, ma anche (purtroppo) da scene improbabili (perfino per una pellicola tratta da un fumetto) di cui si farebbe volentieri a meno come il momento di “intimità” tra Rasputin e Orlando o l’attentato all’Arciduca Francesco Ferdinando.
Mancano (ovviamente) i marchingegni ipertecnologici dei primi film ma non la spettacolarità delle scene d’azione, spesso in slow motion e, a livello narrativo un’egregia capacità del regista di adattare i fatti storici al suddetto contesto fantaspionisco, mentre, invece i tentativi di costruire momenti ironici (come Orlando salvato in extremis da un caprone) sono quasi peggio di Samuel L. Jackson villain del primo film con lisca alla Silvio Muccino.
Nel complesso, una bella pellicola d’azione che sicuramente sarà apprezzata sia dai fan della saga (anche per i riferimenti ai precedenti capitoli) e sia da nuovi spettatori.
Andrea Persi
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